Messa a fuoco manuale o automatica?

Siamo in piena corsa all’autofocus nel video, ma siamo sicuri che serva?
In questo post parliamo di autofocus, di messa a fuoco manuale e di come usare le peculiarità delle videoreflex per ottenere immagini sempre nitide dove serve.

In realtà l’autofocus non era previsto

arri_35ii_fuoco_manuale

Quella che vedete qui sopra è una Arri 35II MOS, una videocamera professionale, di quelle usate per fare i film. C’è un gran bell’oculare, c’è una bella lente anamorfica, c’è un carrello ben piazzato.
E c’è un follow focus (vi ricordate che abbiamo già parlato del follow focus?) che serve ovviamente a mettere a fuoco in manuale.

Forse questo può suonare strano ad alcuni di voi, ma nel cinema la messa a fuoco è sempre stata manuale: gli operatori, i registi e tutti quelli che ruotano attorno al cinema alla fine dei conti sono dei gran tradizionalisti, ma soprattutto sono gente pratica che ama usare gli strumenti al meglio delle loro capacità, e che vuole usare l’intervento umano di persone in grado di capire dove vada il fuoco, e quando vada spostato.

La messa a fuoco manuale è lo standard nel cinema ad alti livelli

E non solo ad alti livelli: in qualsiasi occasione in cui si possa ragionare sul fuoco si preferisce “prepararlo” prima. Sia che si parli di cortometraggi, sia che si facciano documentari, sia che si lavori nella pubblicità.
Le cose però sono forse destinate a cambiare dati i nuovi sviluppi tecnologici, e dato anche il fatto che sempre più persone usano videoreflex per i loro progetti amatoriali e non.

 

Come funziona l’autofocus

Ci sono sostanzialmente due tipi di messa a fuoco automatica, almeno per quel che riguarda i principi: la messa a fuoco a ricerca di fase, e la messa a fuoco a ricerca di contrasto (phase-detection e contrast-detection, per dirla in inglese).

Non ci interessa capire nel dettaglio come funzionano, ma a grandi linee la messa a fuoco a contrasto è più lenta ma più precisa, mentre quella a ricerca di fase è veloce e meno precisa. Inoltre la messa a fuoco a contrasto può comportare il focus hunting.

Cos’è il focus hunting
È molto semplice: è la ricerca del fuoco che una macchina che usa la messa a fuoco a contrasto fa. Quando si ha focus hunting si può notare che il piano di messa a fuoco va un po’ più avanti del punto da mettere a fuoco, poi indietro, poi avanti… per approssimazioni successive, fino ad arrivare alla messa a fuoco corretta.

È ovvio che in ambito video la messa a fuoco deve essere fluida, rapida, senza focus hunting, perchè mentre registri un video registri anche i movimenti del fuoco. Tutte caratteristiche che le videoreflex non avevano fino a qualche tempo fa non avevano.

Poi è arrivata la tecnologia.

 

La Canon 70D

canon-70dLa Canon 70D è la prima macchina che ha fatto la differenza dal punto di vista dell’autofocus nel video. Uscita nel 2013, la 70D offre una transizione fluida nei punti di messa a fuoco e un touchscreen che permette di selezionare il punto di fuoco con precisione: una gran cosa, che ha fatto ricredere parecchie persone sulla possibilità di usare l’autofocus per il video.

Dopo l’uscita della 70D, che rimane comunque un’ottima macchina da questo punto di vista, sono uscite le Sony, la Panasonic GH4, a dire il vero leggermente indietro per quel che riguarda l’AF nel video, e di recente la 5D Mark IV (a proposito, potete andarvi a vedere cosa abbiamo scovato in rete tra i video di esempio della nuova 5D).

Anche le mirrorless, tradizionalmente meno efficaci nella messa a fuoco automatica, hanno ripreso terreno rispetto alle DSLR, e ora hanno prestazioni fantastiche.
Le nuove macchine presentano tutte un autofocus veloce e preciso, con funzioni di tracking (anche facciale: ovvero la possibilità di spostare il fuoco in base agli spostamenti della faccia di una persona) ottime, e quasi nessun focus hunting anche in condizioni di scarsa luce.

 

E quindi la messa a fuoco manuale va in soffitta?

No, per nulla: non c’è niente che possa sostituire un bravo focus puller (chi fa il lavoro di focheggiare manualmente), almeno finchè le intelligenze artificiali non cominceranno a girare film…
La messa a fuoco manuale non ti abbandona mai e non si può rompere, non può essere tratta in inganno dallo sfondo, e il sensore che la mette in moto funziona sempre allo stesso modo, sia che quello che devi focheggiare sia al centro della scena, sia che invece si trovi nell’angolo estremo.

 

Le tecniche di messa a fuoco manuale

E poi ci sono delle ottime tecniche da abbinare alla messa a fuoco manuale che rendono il lavoro molto più semplice.

 

Prefocusing

Avete presente quando in TV dicono all’ospite imbambolato di turno di stare lì, proprio su quel puntino fatto con un po’ di adesivo sul palco? Lo fanno perchè la telecamera è posizionata in modo da inquadrare al meglio quel punto, ma questo stratagemma si può applicare anche alla messa a fuoco.
Basta che la persona che deve parlare sia in una posizione fissa (no, non deve essere una statua) e che ci rimanga: mettendo a fuoco prima di iniziare a registrare possiamo essere tranquilli che l’intervistato rimarrà sempre a fuoco.

 

Follow focus

Oltre a funzionare con lo strumento che ha lo stesso nome, il follow focus è una tecnica di messa a fuoco “a inseguimento”: in sostanza si segue il soggetto nel suo movimento tenendo il fuoco manualmente agendo sull’anello dell’obiettivo. E lo si segue anche fisicamente muovendosi con esso per mantenere fissa la distanza.

 

Zone focusing

È una tecnica usata in particolare nella ripresa di eventi, quando molti operatori coprono una certa area.
Il principio sottostante però è interessante e utile: bisogna tener presente che se ci si posiziona in un certo punto riusciremo a tenere a fuoco – data una certa lunghezza focale e una certa apertura di diaframma – solo una specifica porzione dello spazio intorno a noi.
Regolare il diaframma in modo da averlo sufficientemente chiuso e usare obiettivi grandangolari è un ottimo modo per usare il principio dello zone focusing.

 

Un aiuto alla messa a fuoco manuale: il focus peaking

Se ci si sente in difficoltà o non si è in grado di valutare se la messa a fuoco sia corretta, i produttori di videoreflex e mirrorless hanno deciso di venirci incontro: c’è il focus peaking.

Il focus peaking è un sistema che evidenzia con dei colori ben visibili le zone a più alto contrasto in un’inquadratura. Incidentalmente queste zone sono anche quelle più a fuoco, e questo aiuta naturalmente nella messa a fuoco manuale.

Un esempio del funzionamento del focus peaking

Un esempio del funzionamento del focus peaking

Il focus peaking è un sistema che solo di recente è comparso nelle videoreflex, ma esiste da molto sulle videocamere: c’è voluto l’avvento delle mirrorless, con il loro mirino elettronico, e del liveview sugli schermi delle reflex.


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