Low key e high key

Low key e high key sono due modalità di illuminazione della scena molto importanti per chi fa video e vuole dare loro contenuto e profondità di significato. Ne parliamo in questo articolo in cui spieghiamo cosa sono low key e high key, e vi diamo qualche dritta su come ottenerli.

Significato di low key e high key

Dalla terminologia in inglese comunemente usata non è immediato capire a cosa ci si sta riferendo, ma il concetto è in realtà piuttosto semplice.

L’illuminazione low key è un tipo di luce in cui c’è predominanza di toni scuri, con neri molto presenti. La luce è quasi solo suggerita, e serve a riprendere persone e oggetti di taglio creando delle interessanti silhouette per ottenere il classico “dico e non dico”. Le ombre sono dure di proposito, ma questo non significa che l’illuminazione per il low key sia necessariamente semplice. Lo sfondo è scuro, e in questo modo si riesce a dare ancora più risalto alle poche zone illuminate.

In questo fotogramma da Fight Club c’è un buon esempio di low key, in cui la luce di taglio simula quella ambientale che è fredda perché da lampada al neon.

Nell’esempio sopra vedete un uso interessante del low key, e non vogliamo provocarvi allergie da spoiler ma se avete visto Fight Club immaginerete perché il personaggio di Tyler è ripreso in questa scena usando questo tipo di illuminazione.

L’illuminazione high key invece è ariosa, con una predominanza delle alte luci. In questo caso le ombre sono necessariamente morbide (anche solo per una questione tecnica) e la scena che vi trovate a riprendere ha tutto bene “in chiaro”. Lo sfondo in generale è esposto in maniera consistente in termini di valori con la scena in primo piano.

Una scena da 500 days of Summer, in cui tutto è illuminato bene, nettamente e sui toni alti

Qui sopra potete vedere come sfondo e primo piano abbiano un’illuminazione uniforme, le ombre sono morbide e con confini sfumati tra il chiaro e lo scuro. Aiuta anche il fatto che i colori sono tenui (ehi, ma qui ci vuole un direttore della fotografia che sappia il fatto suo!). Niente spoiler nemmeno qui, ma se avete visto questo film capirete cosa significa l’high key.

Quando si usano high key e low key

Lo abbiamo detto sia precedentemente in questo articolo che in altri articoli che abbiamo dedicato al discorso sull’illuminazione (il link vi rimanda alla collezione di tutti i pezzi sul tema): la luce parla.

Una luce studiata per bene dice molte cose, definisce la situazione in cui ci troviamo, aiuta a portare avanti la storia dando al nostro cervello degli elementi in più per capire quello che succederà nel corso del nostro film. E non è solo una paranoia da cinematografari, ma un elemento importantissimo in qualsiasi lavoro facciate, perché il video ha un suo linguaggio da rispettare (o da sfidare, se vogliamo, con consapevolezza). In più certe scelte di illuminazione possono darci una mano nel gestire set o ambienti “problematici”: immaginate il classico caso in cui avete pochi soldi per costruire un set, oppure siete in una situazione run&gun e non potete fare molto. Beh, usare la luce per nascondere quello che non va potrebbe essere un bel punto di partenza.

Entrando nel dettaglio, vediamo per cosa si usano i due tipi di illuminazione di cui abbiamo parlato finora.

High key per gioia e semplicità

Quando le cose si fanno chiare e il tempo volge al bello c’è tanta luce intorno a noi. Se abbiamo a che fare con una situazione in cui lo svolgimento della storia sta andando in positivo l’high key è perfetto, magari come abbiamo visto sopra abbinato a colori in tema.

L’high key poi si usa per dare una sensazione di pulizia, di gioia, di freschezza. Pare brutto dirlo, ma quando vi vogliono vendere una crema o uno shampoo secondo voi che tipo di luce usano?
Oppure, meno venali, fate caso al tipo di luce usata nelle sit com (no, non stiamo parlando di quelle smarmellate!): anche qui l’high key la fa da padrone nelle situazioni gioiose.

L’high key appiattisce i contorni perché usa luci morbide con intensità paragonabili.

Low key per dubbio e scabrosità

Quando il gioco si fa duro, il low key comincia a giocare. Prendiamo ad esempio una scena in cui il protagonista è solo contro il mondo, seduto sullo sgabello di un bar di cui è l’ultimo cliente. Deve decidere del suo futuro e ci sarà sicuramente poca luce ad accompagnarlo perché non si sa bene che succederà.

Oppure la classica scena in cui entra in gioco il cattivo di turno: ombre dure, tagli netti, primi piani contro uno sfondo nerissimo. Insomma, stiamo parlando del low key.
I film noir si chiamano così per qualche motivo, no?

Infine il low key dà profondità alla scena, perché contrappone in modo netto i piani.

Come creare high key e low key

La parte difficile di tutta questione è quella riguardante la realizzazione delle atmosfere in low e high key, perché in entrambi i casi bisogna avere un buon controllo dell’illuminazione (anche se con l’high key è più semplice, ma può essere giù costoso).

Illuminazione low key: dritte tecniche

Partendo dal low key, per fare questo tipo di luce bisogna ottenere due cose:

-una luce dura
-un’ottima direzionalità

Per ottenere il primo risultato bisogna usare delle luci sufficientemente intense, ma soprattutto fare in modo che siano abbastanza vicine al soggetto che vogliamo illuminare. Una luce puntiforme o che si approssima a un punto è quello che ci vuole.

La direzionalità invece si ottiene equipaggiando le nostre luci con degli accessori che possono essere attaccati al corpo illuminante oppure posti di fronte ad esso. Esistono sostanzialmente due tipi di accessori principali da usare in questo senso: il primo è quello che si chiama in inglese barn door, e che in italiano viene tradotto come aletta di otturazione. Sono delle lamine di metallo con perni che possono essere aperte o chiuse per restringere il fascio di luce, e le vedete nella foto qui a fianco. Spesso anche i faretti economici vengono equipaggiati con delle discrete barn door (tanto per dirne uno, lo YongNuo YN 300 di cui vi abbiamo già parlato).
Il secondo accessorio utilizzabile per dare un taglio alla luce è la cosiddetta bandiera, o flag in inglese: si tratta di pannelli di varie dimensioni che vengono posizionati su stativo tramite delle apposite pinze e fanno più o meno lo stesso lavoro delle alette. Bloccano la luce rendendola più direzionale.

Esistono poi delle sagome apposite (nel cinema noir dei vecchi tempi erano molto comuni le bandiere fessurate che simulavano la luce che arriva da delle veneziane) che si possono usare per ottenere effetti ancora più particolari.

Illuminazione high key: dritte tecniche

Quando lavorate in high key avete bisogno di luce, e che sia ben presente dappertutto. Al contrario che nel low key, nel caso dell’high key ci vuole:

-iluminazione presente in tutte le zone della scena
-morbidezza nei contrasti

Per ottenere questo tipo di risultato ci vuole buona potenza di illuminazione, varie luci per illuminare la scena senza lasciare che l’ombra prenda il sopravvento, e dei buoni diffusori.

Un diffusore posto davanti alla vostra fonte di luce fa sì che questa venga rimbalzata sulle pareti del diffusore stesso, passando poi attraverso una superficie semitrasparente che darà ancora più diffusione all’illuminazione. Nel caso vogliate usare un diffusore con lo YongNuo 300 di cui abbiamo accennato sopra, l’accessorio a cui dovete guardare è questo.

Esistono diffusori di ogni genere, ma la forma più comune e più “solida” è quella ad ombrello, con pareti riflettenti, ed esistono molti kit dotati anche di stativo come questo che possono essere un buono inizio.

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